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l'amica del cuore di KAROL WOJTYLA:
"Con Karol ragionavamo sull'amore"
Colloquio con Wanda Poltawska
di Giacomo Galeazzi

«Quando è entrato in casa mia era un giovane prete»

Segnalato da Associazione "La Torre", 15-08-09
Fonte: LASTAMPA.it - CRONACHE, 15-08-09

      Santo subito?
      — No, grazie!

Certo fa bene la Congregazione delle Cause dei Santi a interessarsi delle personalissime lettere intercorse tra il Papa GPII e la sua mai dimenticata Dusia,
       • per comprendere l’avvolgente e imbarazzante tono di confidenza dello                     sterminato epistolario,
       • 
per comprendere come quella strettissima amica del Papa talvolta stupiva                     per l’anticonformismo e l’informale familiarità con il Pontefice,
       • perché la sterminata mole di lettere dai toni affettuosi tra un Papa e                     una laica costituisce motivo di obiezione, difficoltà, rallentamento,
       • perché quel Karol Wojtyla, che divenne Papa restando uomo, sconvolge ancora                   gli schemi ecclesiastici,
       • 
perché parlando di un Papa non è né bello né bene che si parli dell’amica del                   cuore,
       • 
perché non è né bello né bene che una donna riveli ai quattroventi "Abbiamo                   condiviso interessi, momenti importanti, spiritualità e l’amore per la                   natura" e parli di colpo di fulmine,
       • perché la loro ininterrotta corrispondenza non ha precedenti nella storia dei                   pontificati,
       • perché non è bello venire a sapere che anche il 2 aprile 2005, nella sua stanza in                   cui è morto, in Vaticano, Karol aveva accanto la sua «carissima Dusia»,                   come se si parlasse di un marito che muore avendo accanto la sua amata e                   fedele moglie o, peggio, di un qualunque peccatore che spira avendo                   accanto la sua amante.

       Ma pensiamo che la suddetta Congregazione, se volesse essere a servizio di Dio, e non della storia, se soprattutto volesse essere seria, come ai bei tempi in cui c'era il Cardinale diavolo, potrebbe ben risparmiarci le pene di un simile epistolario, sarebbe sufficiente controllare se risponde a verità quanto scritto da Sì sì no no,  da Chiesa Viva, da Effedieffe e da tanti altri, noi compresi, sulla impossibile santità di GPII (ovviamente ci riferiamo alla santità da altare), basta controllare su questo nostro sito l'indice degli articoli che riguardano GPII e in particolare i seguenti:
Il libro eretico del Sacerdote Karol Wojtyla,        Quel biglietto nel Muro del Pianto,
Giovanni Paolo II era ebreo,          I Novissimi secondo Giovanni Paolo II
I Novissimi secondo Giovanni Paolo II, "Geografia" dell'aldilà,
La teologia del corpo di GP II,        Giovanni Paolo II e sincretismo religioso
Giovanni Paolo II è santo?         nonché tutti gli articoli sui presunti miracoli di GPII.

La Redazione

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione

      Per Wanda Poltawska sarà sempre il «geniale» studente di teologia conosciuto dopo la guerra all'Università Jagellonica e ritrovato assistente dei futuri medici nella parrocchia di San Floriano. L’amica del cuore (1) di Giovanni Paolo II, psichiatra infantile premiata in tutto il mondo per i suoi studi (a partire da quelli sui bimbi polacchi scampati ai campi di concentramento che giocavano a fucilare gli ebrei), conosce le «resistenze» e le incomprensioni suscitate dallo sterminato epistolario custodito in casa sua e accetta di raccontare un «sodalizio spirituale» durato oltre mezzo secolo «per rendere un servizio alla verità e perché la storia di un santo appartiene alla gente».

 

(1) Non capita spesso che si possa parlare tanto tranquillamente di una "amica del cuore".
— È tutto lecito e regolare?
— Provate allora a parlare con vostra moglie della vostra amica del cuore, ditele che le scrivete e ne ricevete molte lettere...
— Ma Giovanni Paolo II non aveva moglie!
— Beh, allora è tutto apposto...

      Negli occhi intensi e nella postura salda c’è ancora il riflesso della ragazza con i capelli raccolti fotografata in una giornata di sole accanto al biondo Karol in talare nera e occhiali scuri. Era orfano e il fratello medico era morto per la scarlattina contratta dai pazienti che cercava di salvare. «È appena rientrata mia figlia dagli Stati Uniti e ho la casa piena di gente», quasi si giustifica con schietta cortesia mentre esce dal portone di via Bracka per raggiungere il Tribeca Coffee messo al riparo dal tendone del Festival cinematografico in corso a Cracovia. Non ama parlare con i giornalisti e ha cercato di tenersi sempre «il più lontano possibile» dai mass media. «Qui di fronte ho conosciuto Karol Wojtyla in un confessionale», accenna passando davanti alla chiesetta di San Wojciech. Una vita accanto a Karol, così intimo da siglare le lettere «fr», ossia «fratello» (2).

 


Giovanni Paolo II con Wanda e un nipotino della signora nell'84. "Con Karol ragionavamo sull'amore" ( G. Galeazzi)

(2) È bene quindi non pensare male: si trattava di un "fratello". Ma il marito di lei, che ne pensava di questo "cognato"?

      

Le carte da bruciare
Al segretario Stanislao Dziwisz, oggi popolarissimo cardinale di Cracovia (che avrebbe preferito una maggiore discrezione sull’epistolario privato) ha chiesto nel testamento di bruciare tutte le carte accumulate in quasi tre decenni di pontificato (3). A Wanda il suo antico direttore spirituale ha lasciato la memoria cartacea di un legame indissolubile (4). In fluente italiano, davanti ad una cioccolata calda sotto un cielo carico di pioggia, Wanda Poltawska, 88 anni di lucida forza interiore, dipana il filo dei ricordi in un vibrante ritratto intimo della granitica amicizia con Karol da quando, partigiana cattolica arrestata dalla Gestapo e reduce dal campo di concentramento di Ravensbrück (dove fu sottoposta a macabri esperimenti medici) fugge dalla sua Lublino per studiare psichiatria in una facoltà che ha come cappellano un sacerdote filosofo di un anno più grande.

 

(3) Come? Le ha tenute care durante tutto il pontificato e ora, da morto, le vuole bruciate? Perché non lo ha fatto lui prima?

(4) Sarà che siamo arretrati, ma non riusciamo ad ammetre un legame "indissolubile" tra una donna e un Papa.

      «Ci siamo conosciuti nel 1950, ero tormentata, devastata. Noi cavie eravamo chiamati “coniglietti”. Nel lager ho capito che l’uomo non è automaticamente immagine di Dio, anzi deve lavorare per essere tale. Volevo studiare la mente per capire come l’umanità può creare un simile orrore, lui divenne il mio confessore e mi aiutò ad uscire dall’atroce dolore del lager, grazie a lui smisi di sentirmi colpevole di essere ancora in vita di fronte alle madri che avevano perso i figli  -racconta-.  Gli incubi del lager mi impedivano di dormire. Lui mi insegnò a rispondere alle domande che mi tormentavano dentro. Abbiamo condiviso interessi, momenti importanti, spiritualità e quell’amore per la natura (5) che vivevamo nei campeggi di montagna della Polonia meridionale fino alle villeggiature nella gabbia dorata di Castel Gandolfo dopo l’elezione al soglio di Pietro. A Cracovia abbiamo lavorato insieme per salvare bambini dal regime comunista che favoriva l’aborto».

 

(5) Non l'amore per Dio, meglio la natura della montagna, meglio la natura della villeggiatura [?!] in Castel Gandolfo...

     

«Irradiava luce»
Nel lager, assieme ad altre settanta giovani polacche, su ordine diretto di Himmler, venne usata come cavia per gli esperimenti del dottor Karl Gebhardt, poi processato e impiccato a Norimberga. La descrizione del primo incontro ricorda quella di un colpo di fulmine (6). «Dal primo istante che l’ho visto sapevo che sarebbe diventato santo (7)  -spiega-.  La sua santità era evidente, irradiava luce interiore (8), era impossibile da nascondere. Ho una valigia piena di sue lettere, non posso dire quante ne ho date alla causa di beatificazione, io non ne ho distrutta nessuna, ho selezionato alcune e le ho pubblicate in Polonia anche se c’era chi non era d’accordo. Ho riportato pure le sottolineature di suo pugno con cui metteva in evidenza le cose più importanti. Già cinquant’anni fa mia madre (9) era sicura che sarebbe diventato Papa».
La questione di quanto dell’immenso epistolario resta fuori dal processo di canonizzazione è «sensibile», si schermisce. «Non si può dire quanto ho dato al postulatore Slawomir Oder, ho giurato di non parlare di questo, non posso dire quanta parte del carteggio ho consegnato», afferma la donna per la cui guarigione da un tumore nel 1962 il vescovo Wojtyla implorò il «venerabile Padre Pio affinché Dio mostri misericordia a lei» (10).

 

(6) Si vede che c'è colpo di fulmine e colpo di fulmine, quello dell'amore e quello del Papa!

(7) A una tale veggente possiamo, anzi dobbiamo, credere.

(8) Altro che monte Tabor!

(9) E quando parla la mamma... mater locuta est, causa finita est: sanctus Carolus!

(10) E ovviamente, dopo una simile raccomandazione, nientemeno quella del vescovo Wojtyla, Padre Pio non poteva esimersi dal fare il miracolo!

      Wanda inspiegabilmente guarì e la lettera (11) di Wojtyla finì tra le carte che hanno reso santo Padre Pio. Quando nel ’78 partì da Cracovia per il conclave con Dusia si dissero che «se eletto il suo nome sarebbe stato Giovanni Paolo II». Poi appena uscito Papa dalla Cappella Sistina si affretta a scriverle una sterminata, accorata lettera di quattro pagine (12). La loro ininterrotta corrispondenza non ha precedenti nella storia dei pontificati (13). Lei, il marito Andrzej, anch’egli medico, i figli, diventati la famiglia di Karol. «Ha perso molto presto i genitori e il fratello Edmondo, aveva solo lontani parenti ma ripeteva che trovarsi senza amici era un peccato (14). La sua giovialità conquistava, era di una generosità d’animo travolgente. È entrato in casa mia da giovane prete, baciava la mano a mia madre, anche io ero molto giovane (15). La sua vocazione come forma di amore. Santo per carattere, geniale (16) come intelletto  -prosegua Wanda Poltawska-.  La sua filosofia mi ha aiutato nella vita privata e nel lavoro di scavo psicologico nella personalità umana. La sua missione era santificare l’amore. Abbiamo scritto insieme, ragionato insieme su come salvare (17) l’amore umano tra uomo e donna. Lui è già santo (18)  prima che avvenga la proclamazione».

(11) La lettera di raccomandazione, lettera importante!
(12) Che amico devoto! che grande amore! Vuole essere lui a informare la sua amata della bella notizia, e non con un bigliettino, ma con lettera sterminata quanto accorata di ben quattro pagine!
(13) Ed è proprio vero! ed è questo lo scandalo!
(14) Ah, ecco cos'è il peccato!
(15) Giovane lui, giovane io...
(16) Questo è proprio da dimostrare...
(17) Sì, perchè c'era pericolo che l'amore umano tra l'uomo e la donna si dannasse...
(18) Parola di Dusia! La Commissione è inutile, può chiudere i lavori.

      Appena si sente domandare cosa le manchi più dell’amico di una vita, quale abitudine quotidiana, quale consuetudine radicata nel loro rapporto, un bagliore attraversa il suo sguardo. Prima lo abbassa come commossa, poi rialza fiera gli occhi puntandoli di fronte a sé. «È una domanda troppo personale, è la mia vita privata (19), chiederlo è poco delicato come un elefante in una cristalleria -dice di un fiato-. Quando gli hanno sparato a piazza San Pietro sono partita dopo poche ore e gli sono stata accanto (20)   finché non è tornato in forze. Gli leggevo romanzi (21) e libri di storia polacca. Dell’ultimo anno di vita, più di metà l’ho trascorso a Roma». E anche il 2 aprile 2005, nella sua stanza in cui è morto, in Vaticano, Karol aveva accanto la sua «carissima Dusia».

(19) Ma noi di quel Papa che si vuole santo, e subito, vogliamo e dobbiamo sapere tutto: non ci possono essere ombre di alcun genere, neppure private.
(20)
Che amore! che attaccamento! se tutte le "amiche" si comportassero così, di che mai si potrebbero lamentare certe mogli? Qui poi il problema non si pone, infatti Papa Wojtyla non aveva moglie...
(21) Ecco i libri di spiritualità preferiti da un Papa!

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